martedì 26 aprile 2011

Non fù nucleare ma il perfido tsunami!

Oggi a Villa Madama a Roma, durante la conferenza stampa del dopo vertice bilaterale, Sarkozy, oscurato dal rutilante Berlusconi, che giocava in casa, ha detto una frase che sarebbe potuta passare alla storia: la centrale di Fukushima era perfettamente antisismica ma è stata colpita dallo tsunami, dunque ciò che è successo non è un disastro nucleare ma un semplice tsunami. Detto questo anche i tonni del pacifico possono nuotare sicuri.
Guardando e ascoltando i due "statisti" quello che preoccupa maggiormente non è l'ipotesi di un disastro nucleare casuale, guidato dal destino, ma che il controllo sulle centrali ce l'abbiano loro.

mercoledì 13 aprile 2011

Saluti dall'Adriatico

Foto montaggio con il rigassificatore off shore E-On dalla spiaggia di Grado

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi intervenendo all'innaugurazione del rigassificatore di Rovigo ha sostenuto che l'Italia è tributaria di energia verso l'estero e deve perciò diversificare gli approvvigionamenti per evitare interruzioni delle forniture, come quelle che si sono verificate nel recente passato sul gasdotto proveniente dalla Siberia attraverso l'Ucraina. Questo rigassificatore venderà una quantità di gas pari al 10% della domanda nazionale.

Il nuovo impianto non è un'iniziativa pubblica, si tratta di un'iniziativa privata costruita sul Mare Nostrum, il più grande spazio pubblico del pianeta.

L'alto Adriatico si presta alla realizzazione di rigassificatori dati i bassi fondali e la facilità di collegamento alla rete europea dei gasdotti. Dopo l'iniziativa di Edison, Qatar Petroleoum ed Exxon mobil che hanno realizzato l'imponente struttura di Porto Levante vicino Rovigo, sono in previsione altri due impianti nel golfo di Trieste, uno in terra ferma nell'area ex Esso della spagnola Gas Natural e l'altro off shore sulla linea di profondità dei 20 m. al largo tra Grado e Monfalcone della tedesca E-On. I due rigassificatori saranno collegati con un unico gasdotto ad opera della Snam che attraverserà l'intero golfo di Trieste per “emergere” in località Fossalon di Grado e contribuire così all'abbellimento peasaggistico.

Ma i conti non tornano, stando così le cose in poco tempo avremo un aumento della disponibilità di metano del 30%!

  1. Rovigo Terminale GNL Adriatico 8 mld di metri cubi di gas l'anno (10% dell'attuale fabbisogno) - attivo
  2. Golfo di Trieste progetto E-On 8 mld di metri cubi di gas l'anno (10% dell'attuale fabbisogno) - progetto
  3. Trieste Zaule Gas Natural 8 mld di metri cubi di gas l'anno (10% dell'attuale fabbisogno) - progetto

Totale 24 mld di metri cubi di gas.

Stando ai dati forniti sul suo sito da E-On una nave metaniera di medie dimensioni da 138.000 mc fornisce il fabbisogno annuale di una cittadina di 56.000 abitanti, con un rapido calcolo il totale di metano che arriverà in alto adriatico fornirà il fabbisogno di quasi 10 mld di persone, quasi 1,5 volte la popolazione del pianeta.

Se è vero che per il 2020 l'Italia deve calare del 20% le emissioni di CO2 la domanda di metano dovrebbe calare. Dunque aumenta l'offerta, cala la domanda, i prezzi del metano dovrebbero crollare mettendo fuori mercato il GNL che ha costi di produzione molto più alti. E allora dove sta il business?

In verità tutta l'operazione rigassificatori si gioca su due piani, quello finanziario che si occupa di scommettere sui consumi e poco si occupa dei consumi reali, e quello della supremazia in Europa, che vede l'Italia, in posizione dominante grazie ai gasdotti provenienti da Russia e Nord Africa, sotto l'attacco delle multinazionali straniere.

In tutto questo chi ci rimette è tutta la popolazione che vede nell'uso sostenibile del mare una fonte di vita, di piacere, di libertà. Ciascuno di noi, che ama fare il bagno in mare, pescare, mangiare il pesce si ritroverà con l'acqua clorata per preservare le strutture sommerse del rigassificatore e molto più fredda mediamente almeno 5°C in meno. Sul piano estetico non ne parliamo nenache perchè di tutte le architetture industriali non ce n'è una più brutta.

mercoledì 6 aprile 2011

Rigassificatori

Il contenuto di energia di una nave metaniera standard (lunga circa 300m. e che contiene 125.000 mc. di metano liquefatto) è equivalente a 55 bombe di Hiroshima secondo uno studio del Pentagono.

Il gas naturale liquefatto LNG è gas metano, spesso sottoprodotto nell'estrazione del petrolio, raffreddato a – 163°C e compresso in modo da ridurre il suo volume di circa 600 volte, immagazzinato e quindi caricato su speciali navi metaniere per il trasporto. Durante la sua fase liquida è necessario garantire una temperatura di almeno -163°C, ma solitamente viene trattato a -180°C. Nella filiera produttiva del LNG c'è consumo di energia in ogni fase, per raffreddare, comprimere, trasportare immagazzinare ed in fine rigassificare.

In Italia il gas naturale, metano, arriva principalmente attraverso i metanodotti, un sistema collaudato che però non consente la varietà di forme di speculazione finanziaria che invece sono legate al trasporto del petrolio con le petroliere. Infatti lungo la rotta delle petroliere il petrolio viene comprato e venduto ripetutamente, anche se sempre in forma virtuale, consentendo enormi guadagni. Con la progressiva uscita di scena del petrolio i gruppi multinazionali che operano nel campo della speculazione sulle risorse energetiche hanno la necessità di sostituire il petrolio con un mercato globale del gas. Per fare questo è indispensabile dotare il pianeta con una anacronistica rete infrastrutturale, per dimensioni e capitale immobilizzato, fatta di centri di liquefazione del gas presso i luoghi di estrazione e di centri di rigassificazione nei paesi di maggiore consumo. Tra l'uno e l'altro si sposta la flotta di navi metaniere che rifornisce i centri di rigassificazione sulla base delle oscillazioni speculative del prezzo del metano. La liquefazione del metano è molto costosa ed incide pesantemente sul costo finale, in bolletta si pagherebbe circa un più 25%, inoltre la pericolosità intrinseca del metano liquefatto obbliga ad una complessa rete di sicurezza che costituisce un costo che ogni persona responsabile non si sentirebbe di tagliare.

Ma i manager a capo delle imprese private non sempre sono responsabili, vedi TEPCO a Fukushima, uno dei rischi maggiori deriva dalla possibilità di fughe di metano dai serbatoi invecchiati della nave o, peggio da quelli a terra. In questo caso si svilupperebbe una nube altamente infiammabile che si espanderebbe su una fascia di circa 50 km. Anche se allo stato liquido il metano non brucia, evaporando e mescolandosi con l'aria raggiunge rapidamente le condizioni di infiammabilità. A questo punto qualsiasi cosa può innescare l'incendio della nube, una sigaretta, l'accensione del motore, un cellulare. Il calore che si svilupperebbe è tale che anche a distanza, per irraggiamento, si avrebbero ustioni e incendi.

Dato che i serbatoi che contengono il gas liquido sono soggetti ad un forte stress che a lungo andare può determinare delle fessurazioni, e dato che, l'esperienza insegna, nessuna multinazionale volta al profitto speculativo è favorevole a controlli e manutenzioni serrate, vedi ancora Tepco, i rischi di incidente catastrofico sono reali in qualunque posto ci sia una nave metaniera o un impianto di rigassificazione.




martedì 5 aprile 2011

Territorio nucleare

L'organizzazione territoriale del sistema collegato all'energia nucleare scarica grandi costi sulle popolazioni. Per garantire la sicurezza ampie porzioni di territorio vengono chiuse, le libertà individuali pesantemente limitate, e intere popolazioni sono sottomesse a regole di sicurezza. Per le dimensioni dell'apparato di prevenzione e sicurezza la centrale nucleare deve essere grande, in modo da concentrare tutto l'apparato su uno spazio limitato. Grande centrale minori costi di gestione, maggiore pericolo potenziale, ed enormi quantità di spazio pubblico sottratte all'uso collettivo.

Il mondo economico non concepisce l'inaspettato, per questo si affida alla fede statistica che crea degli elenchi di "scenari" più o meno probabili. Quelli meno probabili, per gli economisti, è come se non esistessero. Come scrisse Paul Virilio quando si inventa una tecnologia si inventa anche il disastro che l'accompagna, l'invenzione del treno inventa il disastro ferroviario, l'invenzione dell'areoplano inventa il disastro aereo e l'invenzione della centrale nucleare inventa il disastro nucleare. Per quanto si stia attenti l'inaspettato può sempre accadere, per sua natura, inaspettatamente.

Inaspettatamente oggi a Fukushima tre reattori su sei sono fuori controllo, il loro nocciolo, che contiene alcune tonnellate di materiale radioattivo si sta fondendo, le protezioni sono lesionate, alti livelli di radiazioni sono misurate nel mare e ben oltre l'anello dei 30 km di pericolo dichiarato. Secondo gli USA la fascia evacuata dovrebbe essere di 80 km, circa tre milioni di persone che nessun piano di fuga può gestire. Di fatto si tratta di deportazione, persone sradicate improvvisamente dai propri luoghi e portate altrove, comunità dissolte, legami sociali cancellati. Si dice che è per garantirgli l'incolumità, ma sicuramente non è stata una loro scelta di vivere vicino ad una bomba innescata.

lunedì 4 aprile 2011

Spazio pubblico


La ristrutturazione competitiva delle economie, nonostante il perdurare della crisi ed un generalizzato impoverimento dei cittadini, sembra ancora un destino ineluttabile. Molti servizi pubblici continuano ad essere ceduti ai privati così come le piazze e le strade, gli edifici e le aree edificabili.

Solitamente si ascoltano argomentazioni su come i cittadini beneficeranno socialmente ed economicamente di queste trasformazioni della città, grazie all'arrivo degli investimenti privati, descritti sempre quali interventi filantropici in grado di dare occupazione e benessere, edifici più sani e case più accoglienti, servizi efficienti ed economici, energia abbondante a prezzi stracciati. I cittadini vedono così passare di mano beni pubblici che diventano privati, servizi vitali sui quali pochi fanno profitto a danno dei molti che si sobbarcano i costi.

Bisogna iniziare a contestare la legittimità delle pratiche attuali di privatizzazione generalizzata e di gestione della trasformazione urbana ad uso privatistico. Il diritto a decidere sugli spazi in cui le persone e il costruito si incontrano e si scontrano appartiene ai cittadini, gli amministratori sono dei semplici delegati pro tempore a cui non può essere demandata la responsabilità di decidere sui beni comuni.

Gli interessi della comunità, dei cittadini, devono trovare all'interno di processi decisionali democratici la forza per vincolare e orientare le forme e i modi dello sviluppo urbano. In altre parole la città deve essere il risultato di una coproduzione a cui partecipano i cittadini che la abitano, una produzione di senso e produzione culturale che poi si tradurrà in manufatti o anche in demolizioni. Con questo non si intende insidiare i titoli di proprietà, ma semplicemente affermare la prevalenza dell'interesse comune nella trasformazione urbana.