mercoledì 6 aprile 2011

Rigassificatori

Il contenuto di energia di una nave metaniera standard (lunga circa 300m. e che contiene 125.000 mc. di metano liquefatto) è equivalente a 55 bombe di Hiroshima secondo uno studio del Pentagono.

Il gas naturale liquefatto LNG è gas metano, spesso sottoprodotto nell'estrazione del petrolio, raffreddato a – 163°C e compresso in modo da ridurre il suo volume di circa 600 volte, immagazzinato e quindi caricato su speciali navi metaniere per il trasporto. Durante la sua fase liquida è necessario garantire una temperatura di almeno -163°C, ma solitamente viene trattato a -180°C. Nella filiera produttiva del LNG c'è consumo di energia in ogni fase, per raffreddare, comprimere, trasportare immagazzinare ed in fine rigassificare.

In Italia il gas naturale, metano, arriva principalmente attraverso i metanodotti, un sistema collaudato che però non consente la varietà di forme di speculazione finanziaria che invece sono legate al trasporto del petrolio con le petroliere. Infatti lungo la rotta delle petroliere il petrolio viene comprato e venduto ripetutamente, anche se sempre in forma virtuale, consentendo enormi guadagni. Con la progressiva uscita di scena del petrolio i gruppi multinazionali che operano nel campo della speculazione sulle risorse energetiche hanno la necessità di sostituire il petrolio con un mercato globale del gas. Per fare questo è indispensabile dotare il pianeta con una anacronistica rete infrastrutturale, per dimensioni e capitale immobilizzato, fatta di centri di liquefazione del gas presso i luoghi di estrazione e di centri di rigassificazione nei paesi di maggiore consumo. Tra l'uno e l'altro si sposta la flotta di navi metaniere che rifornisce i centri di rigassificazione sulla base delle oscillazioni speculative del prezzo del metano. La liquefazione del metano è molto costosa ed incide pesantemente sul costo finale, in bolletta si pagherebbe circa un più 25%, inoltre la pericolosità intrinseca del metano liquefatto obbliga ad una complessa rete di sicurezza che costituisce un costo che ogni persona responsabile non si sentirebbe di tagliare.

Ma i manager a capo delle imprese private non sempre sono responsabili, vedi TEPCO a Fukushima, uno dei rischi maggiori deriva dalla possibilità di fughe di metano dai serbatoi invecchiati della nave o, peggio da quelli a terra. In questo caso si svilupperebbe una nube altamente infiammabile che si espanderebbe su una fascia di circa 50 km. Anche se allo stato liquido il metano non brucia, evaporando e mescolandosi con l'aria raggiunge rapidamente le condizioni di infiammabilità. A questo punto qualsiasi cosa può innescare l'incendio della nube, una sigaretta, l'accensione del motore, un cellulare. Il calore che si svilupperebbe è tale che anche a distanza, per irraggiamento, si avrebbero ustioni e incendi.

Dato che i serbatoi che contengono il gas liquido sono soggetti ad un forte stress che a lungo andare può determinare delle fessurazioni, e dato che, l'esperienza insegna, nessuna multinazionale volta al profitto speculativo è favorevole a controlli e manutenzioni serrate, vedi ancora Tepco, i rischi di incidente catastrofico sono reali in qualunque posto ci sia una nave metaniera o un impianto di rigassificazione.




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