martedì 5 aprile 2011

Territorio nucleare

L'organizzazione territoriale del sistema collegato all'energia nucleare scarica grandi costi sulle popolazioni. Per garantire la sicurezza ampie porzioni di territorio vengono chiuse, le libertà individuali pesantemente limitate, e intere popolazioni sono sottomesse a regole di sicurezza. Per le dimensioni dell'apparato di prevenzione e sicurezza la centrale nucleare deve essere grande, in modo da concentrare tutto l'apparato su uno spazio limitato. Grande centrale minori costi di gestione, maggiore pericolo potenziale, ed enormi quantità di spazio pubblico sottratte all'uso collettivo.

Il mondo economico non concepisce l'inaspettato, per questo si affida alla fede statistica che crea degli elenchi di "scenari" più o meno probabili. Quelli meno probabili, per gli economisti, è come se non esistessero. Come scrisse Paul Virilio quando si inventa una tecnologia si inventa anche il disastro che l'accompagna, l'invenzione del treno inventa il disastro ferroviario, l'invenzione dell'areoplano inventa il disastro aereo e l'invenzione della centrale nucleare inventa il disastro nucleare. Per quanto si stia attenti l'inaspettato può sempre accadere, per sua natura, inaspettatamente.

Inaspettatamente oggi a Fukushima tre reattori su sei sono fuori controllo, il loro nocciolo, che contiene alcune tonnellate di materiale radioattivo si sta fondendo, le protezioni sono lesionate, alti livelli di radiazioni sono misurate nel mare e ben oltre l'anello dei 30 km di pericolo dichiarato. Secondo gli USA la fascia evacuata dovrebbe essere di 80 km, circa tre milioni di persone che nessun piano di fuga può gestire. Di fatto si tratta di deportazione, persone sradicate improvvisamente dai propri luoghi e portate altrove, comunità dissolte, legami sociali cancellati. Si dice che è per garantirgli l'incolumità, ma sicuramente non è stata una loro scelta di vivere vicino ad una bomba innescata.

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